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Bla, bla, bla - maschere, trombette e cotillon.

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Bla, bla, bla … maschere, trombette e cotillon.

Lo slogan affatto originale è “la pacchia è finita!”, a voler dire “un’altra pacchia è appena cominciata!”. Per chi non se ne fosse ancora accorto Balzac è tornato a sedersi sulle poltrone aurifere del nostro Parlamento, scurrile e volgare come sempre, disfattista più che mai, nella finzione delle belle parole accomodanti che hanno stravolto un ostentato “no!” a tutto e a tutti in un bislacco “sì” o quantomeno in un “sissignori!” che la dice lunga, e che vale a dire “adesso vi faccio vedere io”, che sa di vendetta retrodatata, sulla scia di un passato negazionista della liberalità, della giustizia sociale, della libertà di parola ecc. ecc. Ecco spiegate le ragioni di un cambiamento tanto repentino che sa di “mascherata fuori del carnevale”, dove chi ha sempre vestito i panni del gendarme con la sferza in mano oggi ha tirato fuori la trombetta dell’adunata per farci credere, volenti o nolenti, che la “pacchia è finita” ma che invece dei famigerati coriandoli è pronto a tirar fuori le bombe per una guerra alle istituzioni democratiche che pure, nel bene e nel male, hanno assicurata la ‘pace’ per settant’anni. Che la volgarità sia un ingrediente essenziale dell’arte della guerra lo constatiamo in ogni momento del giorno e della notte dai media allorché veniamo informati degli ultimi bombardamenti che ci rintronano, benché lontani dalle nostre sante orecchie, sopra le nostre teste. Né tantomeno ce le risparmia il Parlamento europeo, con le beghe interne e i disastri esterni che determinano il crollo delle economie nazionali e sopranazionali. Ma senza stare qui a piangerci addosso va detto che la decostruzione o lo smontamento, chiamatelo come vi pare, è iniziato già da un po’, da quando alcune forze politiche sono entrate nell’ottica che la ‘pace’ era in realtà una finzione e che quindi qualunque governo vigesse andava smantellato, anziché perorare la causa di quanto di buono era stato fatto, e/o re-indirizzare ed aggiustare ciò che non andava, ma che altresì andava sostituito. Troppo comodo, diciamolo pure, ogni volta a dover raccogliere, “costi quel che costi”, armi e bagagli e fare posto a un fatidico governo ‘altro’ intellettualmente più illuminato. Dalle ‘stelle’ penserà qualcuno, non è così, ma dalla ‘luna’ coi suoi flussi e reflussi, andanti e tornanti di un passato che non ha più ragione di essere invocato. Ma il ‘carnevale’ bussa alla porta facendo finta di chiedere “…è permesso?”. Se il buongiorno si vede dal mattino abbiamo già assistito alla corsa di quanti si sono affrettati alla riscossa, rispolverando gli abiti buoni sopra i costumi di carnevale, subdolamente bene intenzionati ad aggiustare il tiro mancino che hanno nascosto dietro la schiena, e con la magniloquenza erudita di chi ha imparato la lezione, oggi s’affanna, sbraita, e s’infervora a voler far credere che, messi da parte i pregiudizi nei confronti di chiunque non la pensi al loro stesso modo, si è pronti ad affrontare ciò che per molto tempo hanno fatto finta di non volere, armandosi di quella falsa buona volontà che li ha portati al governo del paese. Ma se Balzac era già prima un impostore (letterario), adesso men che mai lo si può scambiare per un genio della politica, lo abbiamo visto alla prova. Di fatto gli scranni del Parlamento sono pieni di adepti vischiosi, unti e bisunti del fiele versato in tanti anni di opposizione. E che dire di chi li ‘governa’, per modo di dire, con simpatia da parte di molti di noi che applaudono senza ridere, tantomeno sorridere, ad ogni balzo umorale della sua voce, ad ogni ascensionale levarsi oculare, o al continuo lisciarsi dei capelli che riflettono di marcoaureliano ricordo, volendo far credere che l’età dell’oro s’avvicina; che tutto ciò che finora è stato al di sotto del rango degli eletti troverà riscatto. Una promessa che ha già trovato affermazione nella distribuzione delle poltrone dentro e fuori del Parlamento, probabilmente ‘dovute’ a chi fin qui l’ha sostenuta, riconoscendole un carisma e una capacità superiore alla loro di inettitudine cocente, e/o che prima vestiva i panni del servitore sciocco, maschera di un carnevale di trombette trombate. Ciò detto assistiamo oggi alla messa in pratica di alcune massime raccolte, strano a dirsi, da un massimalista cinese, Sun Tzu, che nel “L’arte della guerra” in cui in sintesi è detto: “Se vuoi battere il tuo nemico fallo Re”, una strategia che si attaglia perfettamente a quanto avviene oggi nelle istituzioni italiane ed europee, cioè appoggiamo ogni assunto della politica per poi cambiarla dal di dentro, la de-costruzione è avviata, ma in quanto ad una possibile ricostruzione inseguo i miei dubbi. La musica sta cambiando, quella che sembrava una melodia si è trasformata in un rumore assordante di voci contrastanti: “Le note musicali non sono più di cinque, eppure nessuno può dire di aver udito tutte le loro combinazioni”, ripete il saggio cinese, considerando tutte le assonanze, le risonanze e le dissonanze del caso, ne assisteremo a ben altro concerto.

Meditate gente, meditate!

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